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Mistero Hifeng: sogno e follia

| mercoledì 6 aprile 2011 | |
Ancora pochi giorni per gustarsi la mostra di Mistero Hifeng nell'elegante allestimento di Astral Dreams, che con la sobrietà di linee e colori esalta le immagini surrealiste cariche di significati e simboli. Dominano i toni dell'alba in questa rassegna, che copre solo una piccolissima parte della produzione di M.H. (per avere un'idea più completa del suo lavoro, http://www.flickr.com/photos/incognitadelmistero/).
Avrei voluto fare con lui un gioco di associazioni libere davanti a ogni opera, poichè si intuiscono i richiami ad esperienze ed interiorità. Tuttavia non sono riuscita a trovarlo, per cui mi sono messa l'anima in pace e mi sono rassegnata a coniugare solo platonicamente il mio e il suo Inconscio. Con un esercizio divertente - e persino illuminante - che vi consiglio di fare magari in buona compagnia, mi sono seduta sul comodo divanetto centrale e ho cominciato a far andare la mente a ruota libera, un po' come se fossi stata su un prato a pancia in su a guardare le nuvole di ogni forma. Personalissimi ma universali come solo i simboli sanno essere, i lavori di M.H. attingono a piene mani al collettivo archivio della mente umana. Insomma, c'è il rischio che come sofisticate macchie di Rorschach vi dicano qualcosa su voi stessi e sugli altri...
Ho dato, come dicevo, una prima occhiata a questi temi, archetipi più o meno condivisi. Alcuni ve li porgo, ma non tutti: c'è un pudore anche nel mio Inconscio ;-)
Orizzonte è il primo, il più forte segno che ritorna in ognuno dei quadri esposti. La linea dell'orizzonte ci sta sempre, in ciascuna immagine, è una linea netta che sembra separare conscio e inconscio, reale e virtuale, ragione e sentimento. Quasi il bisogno di limitare attraverso quella linea l'angoscia d'esistere. Che ci sia una angoscia primordiale in M.H., come in ciascuno di noi, lo documentano il paradosso tra le forme precise delle immagini e l'indeterminatezza dei significati, al di là del manifesto e dell'apparente leggerezza. Lo documentano i dettagli crudeli di alcune immagini come gli uncini conficcati nella pelle de Il Matto, a trattenere con catene la libertà dei pensieri; la mano insanguinata di Affogo, non meno del rimprovero umiliante in secondo piano sempre in Affogo; lo svelamento dell'illusione ne Le bugie degli Specchi; la decapitazione cruenta di Scacco Matto; i mille pezzi della testa che scoppia in Untitled. Ricorre, il tema della testa che si perde: che sia volontario o meno, l'atto di rinunciare alla propria razionalità apre la porta all'irruenza delle emozioni. Creatività e distruzione si baciano.
Nella serenità superficiale e quasi giocosa di Vienimi a cercare e Siediti qui troviamo altri simboli ricorrenti, altre presenze che giocano a nascondino in vari quadri: il tema della coppia, ad esempio, che conclude la trilogia surrealista di sogno, follia e amore; ma anche la inquieta personificazione degli oggetti, che sembrano aver cannibalizzato i loro proprietari. Riaffiora il dolore esistenziale, quella componente intrinseca del vivere umano che accompagna ogni passo e che cerca sublimazione nel Bello.
L'opera che preferisco? Non serve colpirla al cuore: forse perchè fin dal titolo il cuore viene colpito, e si perde nella solitudine inesplorata, e par di sentire sulla propria pelle il disprezzo del troppo-amante non-amato.
Ma La Vita è una Ruota. Forse. Di certo, Tutto Scorre.

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